Il Gambero Rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), conosciuto anche come "gambero killer", rappresenta una delle specie invasive più problematiche per i nostri ecosistemi. Originario del Sud degli Stati Uniti, fu introdotto in Europa negli anni ’70 per scopi alimentari e trovò inizialmente terreno fertile in Spagna, dove venne immesso nel 1972. Da lì, la sua diffusione verso altre nazioni europee fu rapida e, negli anni ’90, arrivò anche in Italia. Nel nostro Paese, i primi focolai si registrarono in Piemonte, nel 1989, lungo il fiume Banna, un affluente del Po. Tuttavia, la vera esplosione della specie avvenne in Toscana, presso il Lago di Massaciuccoli, in seguito a un’alluvione del 1992 che causò la fuoriuscita dei gamberi da un allevamento abusivo. Questi crostacei invasivi si propagarono rapidamente sfruttando fiumi, canali e anche il trasporto accidentale da parte dell’uomo. Oggi, il gambero rosso è presente in molte regioni del centro-nord Italia, provocando danni ambientali e idrogeologici difficili da contenere.Un invasore senza rivali
Il Gambero della Louisiana è incredibilmente adattabile e capace di colonizzare ambienti che per altre specie sarebbero inospitali. È in grado di sopravvivere in acque asfittiche e inquinate, tollerando sia l’inquinamento urbano che quello agricolo, causato dall’uso di fitofarmaci. Tra le sue caratteristiche vincenti vi è anche una straordinaria resistenza: riesce infatti a respirare ossigeno atmosferico e a sopravvivere fuori dall’acqua per oltre 24 ore. Questa capacità gli consente di spostarsi da un corso d’acqua all’altro, spesso passando attraverso la vegetazione circostante.
Non teme neppure condizioni climatiche estreme. Sopporta temperature comprese tra -10°C e 40°C e, durante i mesi più rigidi, si rifugia in tane scavate negli argini, dove entra in una sorta di letargo. Queste tane, oltre a garantire protezione dai predatori e dalle intemperie, creano un microhabitat che differisce termicamente dall’ambiente circostante.
Dal punto di vista alimentare, il gambero rosso è onnivoro e altamente opportunista. Si nutre di uova di pesci, anfibi, girini e piccoli avannotti, competendo direttamente con numerose specie autoctone, tra cui pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Se le risorse animali scarseggiano, non esita a rivolgersi al mondo vegetale, nutrendosi di alghe, ninfee e altre piante acquatiche. La sua voracità e flessibilità alimentare lo rendono una minaccia significativa per la fauna e la flora locale.
Impatti sull'ambiente e sulla fauna autoctona
La presenza del gambero della Louisiana provoca un’alterazione profonda degli ecosistemi. Tra i danni più rilevanti vi sono:
Riduzione della biodiversità: Predando uova e larve, il gambero killer contribuisce al declino delle popolazioni di pesci e anfibi autoctoni.
Diffusione di malattie: È un portatore sano della "peste del gambero" (Aphanomyces astaci), una malattia fungina letale per il gambero autoctono italiano (Austropotamobius pallipes).
Danni idrogeologici: Scavando tane negli argini, indebolisce le strutture fluviali e lacustri, causando crolli che compromettono sistemi di irrigazione e stabilità del suolo.
Inoltre, la sua capacità di colonizzare nuovi ambienti è amplificata da un ciclo riproduttivo estremamente favorevole: raggiunge la maturità sessuale in soli 3-4 mesi e ogni femmina può deporre fino a 600 uova due volte l’anno.
Si può mangiare?
Il gambero rosso della Louisiana è considerato commestibile e in Louisiana è una vera specialità gastronomica, celebrata in sagre e feste. Anche in Italia potrebbe rappresentare una risorsa alimentare, ma con una precauzione importante: essendo un accumulatore di metalli pesanti e inquinanti, è fondamentale assicurarsi che l’acqua da cui proviene sia pulita prima di consumarlo.
Curiosità sulla pesca
Gli Indiani d’America, come i Choctaw o altre tribù, conoscevano bene il gambero rosso e lo pescavano utilizzando bastoni con pezzi di carne di cervo come esca. Ho voluto replicare questa tecnica per scattare alcune foto da utilizzare in un articolo. Armato di un manico di scopa, un filo e un pezzo di prosciutto crudo, sono riuscito a riempire un secchio in appena mezz’ora. Questa esperienza dimostra la densità impressionante che questa specie può raggiungere quando infesta un corso d’acqua.
Una sfida per il futuro
La diffusione del gambero della Louisiana è un monito per comprendere quanto sia pericolosa l’introduzione di specie aliene nei nostri ecosistemi. Contrastarne la proliferazione e limitarne l’impatto sono sfide cruciali per proteggere la biodiversità e garantire la stabilità ambientale.
© Davide Zanin | Reporter della Natura